Problem Solving & Decision Making
La prima competenza trasversale che il World Economic Forum ha inserito nella lista 2020 è proprio il problem solving.
Mi occupo di questo tema fin dall’inizio della mia carriera, sia come manager sia più tardi come consulente e formatore.
In effetti solo chi possiede queste capacità e competenze può affrontare compiti e responsabilità complesse e importanti. Sono competenze che si sviluppano fin da piccoli sopratutto attraverso l’applicazione pratica e l’esercizio.
Un chiarimento è importante: le capacità di problem solving non sono specifiche per ambiti tecnico scientifici, ma sono competenze trasversali utilizzabili in molti settori della vita lavorativa e sociale. È anche vero che l’apprendimento delle materie tecniche e scientifiche passa inevitabilmente dall’affrontare esercitazioni e problemi, cosa che non sempre accade in altri campi.
Per la risoluzione dei problemi esistono competenze e tecniche generali – che permettono di affrontare qualsiasi tipo di problema – e tecniche specializzate – che di solito sono molto efficaci per risolvere problemi di ambiti specifici e ormai ben noti. Le competenze di tipo generale sono fondamentali anche per apprendere tecniche più specializzate e comunque sono essenziali per affrontare problemi non noti.
In questo periodo di “riflessione” desidero indicare qualche lettura su questa tematica e mi auguro che questi consigli siano utili a coloro che abbiano tempo e possano dedicarlo anche al proprio sviluppo personale.
Problem Solving strategico da tasca di Giorgio Nardone
In questo libro tascabile Nardone inquadra molto bene il tema del problem solving: dall’individuazione del problema, alla ricerca di soluzioni alternative, passando per la scelta della soluzione migliore, fino alla sua attuazione.
Nardone è molto chiaro ed efficace, fornisce utili tecniche per risolvere il problema, lungo tutto il processo descritto.
Ad esempio, la tecnica dello scalatore combina due stratagemmi che aiutano a risolvere problemi complessi. Come fanno gli scalatori per arrivare in vetta: tracciano il percorso a ritroso, dalla vetta fino al campo base, e suddividono in più obiettivi (le tappe) il percorso, così da rendere affrontabile un compito gravoso.
Ricordo il caso del Boing 747 (il jumbo) progettato negli anni ’60. Per affrontare un progetto così importante in quei tempi in cui i computer non erano ancora così potenti, furono affinate molte tecniche del project management che hanno permesso di “scomporre” la complessità proprio come alcuni metodi suggeriti da Nardone.
Nardone porta molti esempi di casi clinici, ma aggiunge casi organizzativi in modo da rendere il libro utile e interessante per i manager.
L’unico difetto: qualche cenno di presunzione. Sembra quasi che il problem solving sia una sua invenzione esclusiva. Difetto perdonabile per l’utilità, la praticità e la chiarezza con cui Nardone tratta questo argomento sempre più importante per un manager.
Elogio dell’errore di Tim Harford
Questo libro affronta un tema molto attuale: come è possibile oggi definire delle opzioni strategiche valide vista l’incertezza che domina la nostra epoca?
La risposta è molto chiara – ricorrere ad un meccanismo ben noto a chi è esperto di apprendimento, quello del Try & Error:
“Un metodo euristico che mira a trovare una soluzione a un problema effettuando un tentativo e verificando se ha prodotto l’effetto desiderato” (Wikipedia)
Harford – editorialista del Financial Time – porta molto esempi in vari contesti: sociale, sanitario, manageriale, militare.
Naturalmente il segreto sta nell’affrontare prove che nel caso non dovessero fornire una soluzione valida siano sopportabili dall’organizzazione che le ha sperimentate. Pertanto meglio evitare mega progetti, ma aprire più strade e verificare quali sia quella più promettente per la soluzione di un problema (su questo principio si basano molte tecniche che stanno sotto il cappello dell’Agile).
Ricordo una bella presentazione di Andrea Pontremoli – amministratore delegato della Dallara automobili – a proposito dell’innovazione nella sua azienda. La Dallara, non potendo ovviamente progettare e realizzare più prototipi per una nuova auto da corsa (visto i costi insopportabili), ha investito su un simulatore, che consente agli ingegneri di sperimentare diverse soluzioni fino a trovare quella più adatta.
Si tratta in questo caso di avere innestato in azienda una cultura e un metodo dell’errore, come approccio fondamentale per l’innovazione.
Misbehaving di R.H. Thaler
Thaler – premio Nobel dell’economia 2017 – raccoglie in questo libro la sintesi dei principi dell’economia comportamentale.
Il fatto che gli umani si comportino spesso contro logiche razionali è svelato da Thaler riportando diversi esempi.
Semplificando al massimo, il nostro cervello per ragioni di efficienza (e sopravvivenza) costruisce delle “scorciatoie” che ci permettono di assumere decisioni in tempi velocissimi e in modo inconsapevole.
Questo meccanismo utilissimo in molte circostanze ci porta in altri casi a errori decisionali.
La consapevolezza delle trappole in cui può cadere il nostro cervello ci aiuta ad assumere decisioni corrette in situazioni che sembrano ovvie, ma ovvie spesso non sono (il caso che stiamo vivendo in questi giorni è abbastanza esemplificativo, abbiamo sentito esperti dire che il corona virus causava un’infezione poco lontana da una normale influenza).
Il saper pensare fuori dai normali schemi (De Bono è certamente un punto di riferimento in questo senso), consente di affrontare problemi che appaiono in prima battuta ovvi, ma invece sono nuovi o nascondono delle insidie.