Sapreste dire quale è la dote principale di chi fa grandi carriere nelle multinazionali?
Il coraggio?
No, il coraggio è spesso controproducente per la carriera.
Facciamo un esempio. Qualche anno fa dopo l’acquisizione da parte di Microsoft della divisione mobile di Nokia, incontrai un ex collega in treno. Quasi di nascosto mi mostrò l’ottava meraviglia del mondo: il Windows Phone. Non ebbi il coraggio di dirgli che mi sembrava una scommessa persa in partenza. E in effetti lo comprarono in pochi. E presto l’investimento di qualche miliardo di dollari svanì nel nulla. Ma nessuno, forse, ebbe il coraggio in azienda di sollevare il problema. Chiunque in quel momento avesse fatto una critica, anche costruttiva, a quel prodotto non sarebbe stato destinato ad una carriera folgorante.
No, scartiamo il coraggio. Stiamo parlando di multinazionali!
La visione?
La visione è una capacità indispensabile per un grande imprenditore, un fondatore di una start up di successo. Mi viene in mente in tempi non recenti il mitico Ken Olsen fondatore della Digital che nessuno ricorda più, ma fu l’inventore dei mini computer in un mondo dominato dai mainframe. Altro che visione! Capacità di immaginarsi il futuro. Ma nemmeno un grandissimo manager come Tim Cook può permettersi una visione immaginifica.
Ha un solo compito: gestire l’eredità di un grande visionario. E certamente Mr. Cook l’ha gestita perfettamente. Ma quale futuro ha inventato Apple dopo Steve Jobs?
La leadership?
Quando si parla di vertici di multinazionali avviate, si parla di compensi milionari.
Pensate ad una grande banca. Anche nei momenti di difficoltà degli ultimi anni, spesso la preoccupazione principale dei vertici è stato quella di quanto e come suddividersi un ricco premio di fine anno. E di come giustificare, agli organi di controllo (un po’ appannati in Italia, ma anche in Germania, UK, USA….) questi bonus milionari in tempi difficili.
Una leadership forte significa prendere posizione rispetto a situazioni di dubbia giustizia organizzativa. Ma quanto tempo può durare un manager contro corrente in un contesto incerto e mutevole come quello recente? Nemmeno “leader” con un passato di indiscussa capacità e successo sono resistiti molto in questi ultimi periodi turbolenti. Penso a Alessandro Profumo in Monte dei Paschi o a Cattaneo in Telecom.
Una leadership forte produce tanti nemici. E tanti nemici o li annienti velocemente o ti annientano lentamente, ma inesorabilmente.
Ebbene se volete fare carriera, dovete dotarvi di una buona dose di indifferenza.
Non ho scritto costanza, ma indifferenza.
Indifferenza
Scambiata spesso per stabilità emotiva – ma molto più potente.
Non è facile rimanere indifferenti a improbabili innovazioni che difficilmente avranno successo e sulle quali l’azienda ha puntato ingenti investimenti. Non è facile rimanere indifferenti alla “new coke” (1985), che quasi mandava all’aria il marchio più famoso al mondo, o all’hd-dvd (Toshiba 2006) o ai più recenti Google Glass o al tablet Fire di Amazon (2014), solo per citare alcuni casi di insuccesso.
E come riuscire a rimanere indifferenti a situazioni di ingiustizia quale quella raccontata nel film “we want sex” in cui la Ford nel 1968 in UK non voleva riconoscere a 187 operaie la parità di salario con gli uomini. E solo con la sua vera e genuina leadership l’operaia Rita O’Grady riuscì a piegare l’ostinazione di manager conformisti e poco lungimiranti. La Ford avrebbe dovuto promuovere Rita ed avvalersi delle sue capacità!
Una carriera importante deve, talvolta, passare sopra a situazioni non proprio etiche. E senza una buona dose di indifferenza è difficile non vedere casi di corruzione (pensate ad alcune compagnie petrolifere che per avere le concessioni dei pozzi da parte di alcuni governi dittatoriali di paesi ricchi di giacimenti, sono ricorse a tangenti), fare finta di niente se le misure antinquinamento della propria produzione di auto non rispettano proprio tutti i requisiti tecnici imposti dalla legge. Oppure se le misure di sicurezza sono solo formali e qualcuno brucia vivo nella colata di acciaio (in queste occasioni paesi europei spesso più virtuosi dell’Italia non hanno dimostrato grande etica). E la manutenzione?
Ebbene come si sviluppa l’indifferenza? Con l’allenamento, anch’essa come tutte le altre competenze manageriali, con impegno e un sano allenamento.
In questo periodo basta guardare i tele giornali e fare finta di niente. Bisogna sforzarsi: leggere i giornali e poi lasciare i propri pargoli alla tata straniera pagata in nero.
La nostra cara tata peruviana (con noi tutti i pomeriggi, regolarmente a contributi) la mattina andava dalla signora ricca in centro, moglie di manager apicale. Appena rimasta incinta (la tata) è stata subito lasciata a casa (la nostra).
Mi rivolgo ai giovani: lasciate stare la carriera e scandalizzatevi. Scandalizzatevi, davanti a situazioni non etiche. Scandalizzatevi davanti a promozioni non dovute al merito. Scandalizzatevi davanti a discriminazioni ingiustificate.
Vi consiglio una lettura: il libro del compianto S. Covey “Le 7 regole per il successo”. Covey usa una metafora molto forte: immaginatevi al vostro funerale. Cosa vorreste sentir dire di voi dai presenti? Dai vostri figli, dai vostri amici e colleghi? E da lì, tornando a ritroso, Covey sviluppa il suo concetto di leadership – l’unico possibile – basato sui principi.
Mandate al fuoco l’indifferenza, non farete carriera, ma migliorerete il mondo.