Una lezione di baseball, leadership e coraggio.
Nel 2011 usciva “L’arte di vincere” (Moneyball) film diretto da Bennet Miller e basato sul libro Moneyball: “The Art of Winning an Unfair Game” di Michael Lewis.
Il 2001 segna un anno nero per la squadra di Baseball degli Oakland Athletics, non solo perde la finale dell’American League contro i New York Yankees ma si vede soffiare i giocatori più talentuosi da squadre più titolate e con dei budget decisamente più elevati.
Questo capitolo della storia statunitense del Baseball è l’incipit del film che presentiamo oggi.
Nonostante sia stato nominato a ben 6 statuette negli Oscar del 2012, in Italia non ha avuto il meritato successo a causa, probabilmente, della poca popolarità della disciplina sportiva che caratterizza il film.
Infatti la cornice di tutta la pellicola è proprio il baseball ed in particolare la gestione della squadra degli Oakland Athletics e del loro general manager Billy Beane interpretato da un quanto mai ispirato Brad Pitt.
Billy Beane deve quindi affrontare una situazione manageriale molto complessa: da un lato la perdita dei giocatori di maggior talento del proprio team, andati ai diretti competitors, dall’altro un ingente taglio del proprio budget.
Cosa fare quindi di fronte ad una situazione del genere?
La risposta è riassumibile in una frase, dai toni spiccatamente darwiniani, pronunciata proprio dal General Manager: “Adattarsi o morire”.
Così Billy Beane decide di assumere un giovane analista fresco di laurea, Peter Brand (interpretato da un ottimo Jonah Hill) per aiutarlo ad attuare un cambio di prospettiva della gestione della squadra che viene ricostruita secondo il concetto: “dobbiamo comprare vittorie non giocatori”.
Ed ecco allora che la nuova strategia per massimizzare l’esiguo budget prevede un’analisi statistico-matematica delle performance di tutti i giocatori del campionato, andando a scremare i filtri percettivi e le distorsioni del mercato che spesso premiavano giocatori sopravvalutati o valutati secondo criteri sbagliati ,come la popolarità o l’immagine costruita nel corso del tempo.
Un film profondo che utilizza con sapienza la metafora sportiva per raccontarci un’importante lezione di management e di leadership dove vengono mostrate le seguenti competenze fondamentali:
- La capacità di visione, d’immaginare nuove regole del “gioco” ed uscire quindi da alcune vecchie e pericolose logiche competitive.
- La capacità d’innovarsi e di affrontare il cambiamento.
- La dimensione della Leadership che possiamo riassumere come “Engage the team” cioè a dire motivare e dare senso a tutta la squadra.
- Ultima ma non meno importante, la capacità di misurare le performance e di costruire una cultura di team basata sui punti di forza del singolo e su un forte spirito di collaborazione.
In conclusione un film che si può facilmente guardare godendo del piacevole e ben costruito scorrere dell’intreccio e della trama oppure, come vi consigliamo, utilizzando gli “occhiali” della leadership e del management per trarne importanti spunti di riflessione.
Nicola Chighine

Nicola Chighine

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