Il gioco è una cosa seria. Anzi, tremendamente seria.
(Jean Paul – pedagogista tedesco)
Intervista alla professoressa Federica Ielasi – Professore Associato di Economia degli Intermediari Finanziari. Università degli Studi di Firenze.
Asso Banking di Stra-Le è una metodologia didattica innovativa che utilizza modelli e software, sviluppati ad hoc, per simulare la gestione di una filiale bancaria.Una metodologia nata per la formazione dei direttori di banca e adottata con grande iniziativa e coraggio da alcuni professori universitari per i loro studenti.
Professoressa Ielasi perché ha deciso di introdurre nei suoi corsi di banca questo game?
Ho introdotto il banking game nell’ambito di due corsi avanzati: l’insegnamento di Banking Management nella Laurea Magistrale in Finance and Risk Management (in lingua inglese) e il corso di Corporate Banking nell’ambito del Master di I livello in Corporate e Private Banking (in lingua italiana).
La numerosità contenuta delle due aule e la forte specializzazione delle competenze in materia bancaria e finanziaria degli studenti ha consentito di applicare il game con grande successo ed elevata motivazione da parte di tutti i partecipanti.
La banca è un’azienda complessa e la filiale rispecchia bene la complessità della gestione bancaria in senso ampio. Uno strumento di didattica innovativo come il banking game, applicato alla gestione manageriale delle filiali, consente di comprendere le interconnessioni tra le diverse scelte aziendali, i trade-off tra variabili, le relazioni di causa-effetto. Una delle modalità più efficaci per trasmettere conoscenze e competenze agli studenti è quella di coinvolgerli in modo attivo e divertente, attraverso metodologie quali il banking game.
Tale esigenza è risultata dirompente nel periodo di didattica a distanza. Lavorare in gruppo, assumere scelte condivise, confrontarsi con i compagni e i docenti sugli effetti delle decisioni assunte è stato un ottimo modo per consentire ai partecipanti di conoscersi meglio e di interagire in un periodo in cui i contatti tra loro erano fisicamente limitati.
Come si è svolto questo “banking game” nei due corsi in cui ha deciso di introdurlo?
Gli studenti sono stati suddivisi in piccoli gruppi, ognuno rappresentativo di una filiale operativa all’interno di diversi quartieri della città di Firenze. Prima di iniziare ogni partecipante ha avuto l’opportunità di assistere alla presentazione del game e di leggere le istruzioni di dettaglio. Il game risulta suddiviso in quattro round, simulando quattro periodi temporali consecutivi in cui assumere decisioni finalizzate al perseguimento di obiettivi comuni alle diverse filiali. Alla fine di ogni round i risultati raggiunti dai singoli gruppi sono stati presentati, confrontati e discussi in plenaria. Durante i briefing realizzati al termine di ogni round i partecipanti hanno avuto l’opportunità di spiegare le ragioni che hanno guidato le loro scelte strategiche, di comprendere gli effetti delle decisioni proprie e delle altre squadre e di verificare le relazioni tra gli aspetti operativi e la teoria imparata durante le lezioni tradizionali.
Il banking game ha consentito di ottenere importanti benefici nell’ambito dei due corsi in cui è stato adottato. Tra i benefici più rilevanti segnalo il migliore apprendimento dei principi teorici grazie all’applicazione empirica e lo sviluppo di importanti soft skill, grazie al lavoro in team e alla necessità di assumere decisioni per obiettivi.
Gli studenti come hanno accolto questa iniziativa?
Gli studenti hanno accolto l’iniziativa in modo molto positivo e hanno partecipato con entusiasmo. Per la maggior parte di loro si è trattato della prima esperienza con un game finalizzato all’apprendimento. I partecipanti hanno giudicato l’esperienza costruttiva, interessante, coinvolgente, stimolante, ideale per mettere in pratica le teorie apprese durante il corso e testare le proprie capacità.
Gli studenti hanno molto apprezzato la possibilità di lavorare in gruppo, in un contesto in cui altri gruppi gareggiavano per conseguire i medesimi obiettivi, in uno scenario in evoluzione. Ritengo che per loro sia stato istruttivo e divertente non solo il lavoro in team, ma anche l’aspetto competitivo. Una sana competizione tra squadre ha sicuramente aggiunto un profilo di stimolo e motivazione ai partecipanti. Inoltre, il game ha insegnato agli studenti quanto le decisioni assunte nell’ambito di un mercato non producano scelte facilmente prevedibili, in quanto dipendenti anche dalle strategie, non note, attuate dai competitor.
Che ruolo ha avuto Stra-Le?
Stra-Le ha avuto un ruolo centrale in tutte le fasi del processo che ha caratterizzato il Banking Game. L’ing. Pivi e il Dott. Eritale hanno presentato il game agli studenti, hanno raccolto le loro decisioni e hanno guidato la discussione dei risultati via via raggiunti.
Stra-Le è stato un partner prezioso nella mia attività didattica, in quanto ha consentito agli studenti di interfacciarsi anche con consulenti esterni e confrontarsi con loro su tematiche discusse con me in aula in altri momenti durante il corso.
Ho apprezzato molto la disponibilità di Stra-Le, sia durante gli incontri di confronto sulle decisioni assunte dai partecipanti durante i diversi round e sui relativi risultati raggiunti, sia nelle fasi intermedie tra un round e l’altro, quando i consulenti hanno seguito con regolarità e disponibilità gli studenti, fornendo chiarimenti e rispondendo a dubbi e quesiti.
Quale futuro prevede per queste metodologie nelle università, e più in generale nella didattica?
Il Banking Game rappresenta un esempio di didattica innovativa che consente agli studenti di comprendere in modo concreto e proattivo ciò che viene spiegato durante le lezioni tradizionali. Credo che in futuro queste metodologie non sostituiranno in toto la didattica più tradizionale, ma la integreranno in modo sempre più sinergico. Soprattutto con riferimento alle tematiche legate al management, infatti, ritengo che le metodologie formative più tradizionali presentino forti limiti nell’apprendimento da parte delle giovani generazioni, sempre più abituate a nuove forme di apprendimento e confronto.
La metodologia del banking game supera questi limiti, in quanto consente agli studenti di comprendere come sono collegati tra loro diversi aspetti della gestione aziendale e quali possono essere gli effetti derivanti dalla combinazione di varie decisioni volte ad agire su più profili gestionali, dai prodotti, ai prezzi, ai segmenti di mercato, al rischio, al personale.
Gli studenti possono oggi trovare contenuti molto avanzati spiegati sul web, anche attraverso lezioni pubbliche on-line e video di approfondimento. Il vero valore aggiunto della formazione universitaria credo sia rappresentato dalla formazione della futura classe manageriale, non solo ricca di contenuti e conoscenze, ma anche capace di lavorare in team, di esprimere competenze di leadership, di analizzare i fenomeni in modo interdisciplinare, di confrontarsi con contesti concreti.
Quale consiglio darebbe ai suoi colleghi su questo tema?
Credo sia importante una maggiore applicazione di tali metodologie, altamente formative, nell’ambito delle università. Il banking game si adatta bene sia ad un contesto di didattica in aula, sia ad uno di didattica da remoto o misto.
Investire nella didattica innovativa non solo consente agli studenti di apprendere meglio i contenuti del corso, ma anche di aumentare il loro livello di soddisfazione. Lavorando con un game i partecipanti si mettono in gioco, imparano divertendosi e sviluppano soft skill fondamentali per il mercato del lavoro.
La possibilità di lavorare in round successivi consente di apprendere dai propri errori, di correggere la propria strategia anche in funzione delle scelte adottate dai competitor e di sviluppare capacità decisionali in funzione del raggiungimento di obiettivi di mercato. La classifica delle diverse filiali può modificarsi anche in misura significativa tra un round e l’altro, permettendo agli studenti di rimanere motivati fino al termine del game. Rappresenta quindi anche una modalità per mantenere elevato l’entusiasmo e la motivazione alla frequenza del corso, consentendo agli studenti di confrontarsi non solo con il docente di riferimento, ma anche tra pari e con consulenti esterni.
Stefano Pivi
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