Basta vestirsi bene per essere un manager di successo? L’eleganza è ancora quel must have a cui, chi aspira al successo, non può rinunciare? Cinzia Felicetti, scrittrice di successo, qualche anno fa ha scritto “L’abito fa il manager”, una testimonianza tangibile di quanto l’abito faccia il monaco. Nel contesto lavorativo un abito perfetto rappresenta un ottimo biglietto da visita da sfruttare in ogni occasione pubblica. La famosa “prima impressione” che poi è quella che conta, è immediata. Un colpo d’occhio generale un saluto veloce e via, l’idea è ben compiuta e si sa, le idee sono difficili da cambiare. Gli esperti ritengono che la prima impressione duri circa 7 secondi. Poco più che un battito di ciglia, per dare quella buona impressione che cerchiamo spasmodicamente. Un manager è proprio colui cha ha bisogno di comunicare esattamente ciò che vuole in poco tempo: la scelta del messaggio da veicolare deve essere netta e soprattutto, questo, deve passare dall’immagine e da quell’involucro che ha una sua importanza.
La Felicetti ne sa molto su questo argomento. Il libro, infatti, è tratto dal workshop Dress to Impress, creato e tenuto per i corsi MBA organizzati da SDA Bocconi. Le domande a cui risponde sono ben precise come, ad esempio, la questione delle opportunità che un manager ha per esprimerne se stesso. Ebbene, quasi mai qualcuno ha una doppia chance per fare un’ottima prima impressione ed in pochi secondi (quei sette di cui sopra) si viene squadrati da capo a piedi, scrutati, archiviati e soprattutto si entra in quel database che segna il giudizio. In tutto questo come potrebbero non avere un ruolo abiti, accessori, look che da sempre hanno quella capacità di comunicare ogni tratto di noi? Ed allora basta capire come voler apparire per poi apparire davvero.
Una totale sinergia insomma, tra quello che siamo fisicamente, mentalmente e spiritualmente con una visione d’insieme che è la composizione di tanti piccoli dettagli che spesso e volentieri fanno la differenza.
Un consiglio pratico riguarda la cura del proprio corpo. Un manager perfetto lo è anche fuori. Ed allora manager caro, un buon barbiere, un dentista di fiducia, una brava estetista e poi la pelle che va sempre curata. Un taglio di capelli, ad esempio, che stia bene con i lineamenti del viso, che li valorizzi e poi il profumo. Pare proprio sia fondamentale. Un tratto distintivo. Unico. Analogo ragionamento per le donne: il parrucchiere deve fare un ottimo lavoro e soprattutto il trucco. Se è sul volto che bisogna puntare allora, care manager, il trucco deve essere semplice e lineare, senza troppi colori accesi ma rispecchiare la personalità nel rispetto dei tempi stretti che una donna manager ha e avrà nel corso della propria carriera.
Secondo la Felicetti il dress code da seguire punta sui punti forti di ognuno ed è per questo che una regola generale non c’è anche se filoni ben definiti, forse, esistono. Uno è sicuramente lo stile Corporate che vede un completo formale nei toni del blu, grigio scuro o gessato. Un abito completo che non lascia spazio a considerazioni diverse se non l’eleganza e la professionalità. Lo stile accademico e commerciale è Business Appropriate uno spezzato giacca pantalone per chi può osare un po’ in più ma senza risultare un arcobaleno dopo un giorno di pioggia. In ultima istanza va menzionato lo stile cosiddetto Business Casual, la cui massima espressione è l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. Ebbene, questi abbina sapientemente un capo pratico con uno più formale, solitamente un pantalone classico su un pullover più casual.
Fin qui le categorie di businessman da seguire ma avere un punto di riferimento eccellente non è sbagliato. Ed allora si va dal Duca di Windsor, a Cary Grant, ai più contemporanei Diego della Valle e Luca Cordero di Montezemolo, manager anche nello stile. Per le donne la Liz Taylor è un grande esempio come la bellissima Audrey Hepburn e Jacqueline Kennedy per arrivare ad una più moderna Jennifer Aniston. Stile eleganza e bellezza perché per essere un buon manager bisogna conoscere bene il proprio corpo per poi riempire, adeguatamente, il proprio guardaroba. Eccolo. Lui, quello che si ama e si odia nello stesso tempo. Il guardaroba che dobbiamo sfoltire almeno due volte l’anno perché la moda cambia e non sempre ritorna. Non tutti gli abiti sono indossabili ogni anno perché è passato di moda o semplicemente fa a botte con la taglia. La seconda fase di approccio al guardaroba riguarda la scelta di una piccola gamma di vestiti che possa essere funzionale e soprattutto componibile. Mi spiego. Creare un gruppo di 50 capi creerebbe confusione. Immaginate la mattina con le ante aperte dell’armadio e un mondo da poter mettere e nulla da mettere veramente. Ed è per questo che il consiglio è: meno capi ma interscambiabili piuttosto che tanti abiti che poi inducono quello strano senso d’ansia e di frustrazione. Quindi capi classici, sportivi, casual e nessun’ansia da “ma che mi metto?”.
Abiti sì, ma i materiali? Meglio privilegiare cotone, microfibra, crêpe di lana, gabardine, maglia rasata fine. Tessuti che riescono ad assecondare la silhouette soprattutto su quelle parti del corpo che riteniamo essere problematiche. In ultimo, ma non meno importanti, i colori. Qui non ci sono dubbi: meglio scegliere le tinte scure, snellenti e sempre eleganti. Il nero sfina e soprattutto è il colore con cui difficilmente si sbaglia. Ultima questione da affrontare in fatto di abbigliamento per il manager perfetto, sono le cravatte. Cravatta si o cravatta no? Cravatta sì a patto che il classico e il raffinato regni sovrano. Ed allora ampio spazio a disegni piccoli, stampe che includano il colore della camicia (in modo preciso e non approssimativo) e che, soprattutto evitino categoricamente quei contrasti cromatici che danno fastidio agli occhi.
Un manager perfetto gioca con il look quanto basta, a piccole dosi, senza dimenticare mai il ruolo che ricopre ma soprattutto la ciò che deve trasmettere. L’eleganza risulta essere ancora quel capo d’abbigliamento che non si più comprare ma che risulta imprescindibile per un uomo o una donna di vero successo.
Stefano Pivi
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