Companies Talks – storie di leadership
Grande successo stanno avendo in questo periodo gli incontri di Companies Talks, prima della grande emergenza covid in presenza presso Cariplo Factory, in seguito sulla piattaforma on line di Companies Talks.
Companies Talks è un format innovativo che racconta i segreti del successo di diverse imprese dot-com: Google, Facebook, Amazon, Airbnb, Instagram, Netflix, Whatsapp, LinkedIn. Ciascuna storia è un vero e proprio spettacolo teatrale di circa un’ora interpretato da un attrice o attore e da un/a musicista (in presenza o on line).
Andrea Dotti, l’ideatore e il produttore di Companies Talks, ha trasformato i casi aziendali, che molti di noi hanno affrontato durante gli studi universitari o i master, in veri e propri spettacoli usando la tecnica dello Storytelling nella sua manifestazione più professionale.
Storie sceneggiate ad arte, e interpretate da professionisti del palcoscenico. Un lavoro altamente professionale, che risalta tra i tentativi “artigianali” che molti formatori e imprese di formazione hanno fatto sulla scia del successo dello Storytelling.
Storie ad alta efficacia
Negli spettacoli – prima in presenza e poi on line – il pubblico è stato numeroso e ha dimostrato un alto gradimento. Alcuni adulti – si suppone manager o professionisti visto il target – hanno coinvolto i loro figli adolescenti. Le storie di queste imprese così rappresentate sono leggibili anche a chi – come gli adolescenti – non ha ancora le chiavi per un’interpretazione più tecnica di questi casi aziendali.
La lettura più immediata per i ragazzi, ma anche per tutti gli altri, passa attraverso la comprensione delle doti, e delle capacità che i fondatori di queste imprese hanno dimostrato e che le storie mettono molto bene in evidenza.
Infatti ogni storia ha come filo conduttore una o più competenze che sono alla base del successo imprenditoriale e manageriale dei vari fondatori delle più famose dot-com. Larry Page e Sergey Brin, fondatori di Google, con la loro incredibile capacità di pensiero critico e problem solving, Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, con la sua capacità di scegliere i collaboratori e di saperli motivare e gestire, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, con il suo ostinato orientamento al risultato e con la sua capacità esecutiva e tutti gli altri della serie ormai arrivata al suo decimo “episodio”.
Un po’ fuori dal coro è la storia di Adriano Olivetti, sia per l’epoca in cui si è svolta, sia per le caratteristiche del tutto uniche di questo grande imprenditore. Per noi Adriano Olivetti rappresenta la quintessenza della competenza forse più importante per un leader: l’intelligenza emotiva.
Esperienze e leadership
Un fatto intrigante che accomuna molti di questi personaggi sono gli studi: molti di loro hanno frequentato in gioventù una scuola con il metodo Montessori.
Il metodo Montessori è fondato su alcuni principi che spesso sono in contrasto con i metodi delle scuole tradizionali: un’ampia autonomia e la scoperta come elemento fondamentale dell’apprendimento, l’esperienza come metodo, percorsi individuali e ambiente favorevole allo sviluppo, classi non costituite su standard, ma aperte alla diversità ed integrazione. Molta autonomia, scoperta e creatività come elementi necessari allo sviluppo delle capacità.
Lo studioso inglese Ken Robinson ha approfondito questi temi in molti dei suoi scritti (uno fra tutti che ho letto recentemente: “Scuola creativa. Manifesto per una nuova educazione”, Ken Robinson, Lou Aronica; Ed. Erickosn 2016).
Le stesse logiche valgono per gli adulti, ma spesso molti manager “inquadrati” nelle convenzioni di carriere scolastiche tradizionali non sviluppano le capacità dei grandi innovatori dot-com, né contribuiscono a costruire organizzazioni che favoriscono lo sviluppo di queste capacità negli altri.
Quali competenze?
Come si possono inquadrare queste competenze? Nel nostro modo di pensare l’insieme di queste competenze compone la Leadership. Una Leadership moderna che parte dalle teorie trasformazionali di James McGregor Burns (1978 ), diversa da quella carismatica di Weber, riservata a pochi.
Una Leadership inquadrata in modo pragmatico da Steven Covey nei suoi libri e nelle sue pratiche di sviluppo di intere generazioni di manager, ma che si modifica ulteriormente nella nostra epoca digitale in cui l’innovazione diventa l’essenza stessa del management e dello sviluppo umano.
Stefano Pivi
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