Arte, competenze e crisi

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di Cristina Stifanic – consulente di management e artista

I risultati della ricerca “The New European Executive”, condotta a livello internazionale dalla società di executive search Korn/Ferry, evidenziano come le competenze richieste ai manager siano cambiate rispetto a quelle del periodo pre-crisi.

L’attenzione nei confronti del Cliente ha lasciato il posto ad un’altra rara competenza: saper gestire l’ambiguità. I manager devono dimostrare di saper fronteggiare al meglio l’incertezza nell’attuale scenario competitivo contrassegnato da instabilità economiche e politiche, dalle oscillazioni dei mercati e dalla carenza di informazioni e di tempo. Nell’affrontare la partita più difficile e saper rischiare, anche attraverso scelte scomode, il leader deve essere più visionario, flessibile, aperto ai nuovi modi di fare business (prospettiva) e possedere maggiore audacia e tempestività per agire in tempi ristretti e con informazioni limitate (coraggio manageriale). Il nuovo dirigente deve inoltre saper trattare gli eventi anomali in condizioni di sopravvivenza, situazioni divenute ormai ricorrenti. Egli deve anche saper anticipare le tendenze future (gestione della visione e dell’obiettivo). Per avere una visione più nitida all’interno dell’ambiguità e saper prendere le decisioni migliori, il leader contemporaneo deve attingere ai propri valori personali (oltre a quelli aziendali), saper guidare con l’esempio ed esercitare la propria influenza attraverso le competenze ed esperienze. Per leggere in una sfera di cristallo occorre inoltre “affinare” le proprie capacità di ascolto e di comunicazione.  Lo schema seguente riporta la classifica delle skill richieste oggi ai manager confrontate con le competenze di leadership necessarie prima della crisi finanziaria (*)

competenze

(*) New Entry in rosso, ricerca KORN/FERRY

Ho voluto rappresentare con due immagini ogni nuova competenza richiesta al futuro capitano d’azienda prossimo venturo e per farlo ho selezionato i 5 dipinti più famosi al mondo realizzati dai più grandi artisti della storia dell’Arte e 5 opere della mia ultima serie di dipinti digitali.

1. Ambiguità

La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di pioppo (77×53 cm) di Leonardo da Vinci conservato al Museo del Louvre e databile intorno al 1503-1514. L’incantatrice dal sorriso pensoso è stata, nel corso dei secoli, soggetto di fiumi di congetture astrologiche, di geometrie occulte e di definizioni romanzesche ed enigmatiche. L’ambiguità dell’espressione del volto è dovuta all’uso dello sfumato, che sfuoca i tratti più espressivi del viso di Monna Lisa, sprigionando un’aria di mistero.

La Gioconda

Lo sguardo di Lisa Gherardini, moglie del Giocondo, sembra mutare davanti allo spettatore e reagire come se fosse una “presenza viva”. Sigmund Freud interpretò il sorriso come simbolo dell’attrazione erotica di Leonardo nei confronti della sua cara madre. Alcuni sostengono che si tratti in realtà di un autoritratto dove Leonardo si è raffigurato in versione femminile o del ritratto di un ragazzo, Gian Giancomo Caprotti, detto il Salai, giovane “di una passionalità sprigionante” che andò a lavorare da Leonardo a 16 anni.

L’ambiguità di luce e forme della Gioconda incanta, come se fosse una reliquia, i visitatori di ogni latitudine e razza. Quando fu trasferita a Tokio, nel 1974, milioni di giapponesi muniti di macchina fotografica si sono messi pazientemente in fila per adorare il sorriso dell’icona dipinto da uno dei più grandi geni che l’umanità abbia mai avuto: Leonardo da Vinci.

Dadaisti, surrealisti ed artisti contemporanei hanno spesso prodotto alterazioni e caricature della Gioconda, ad esempio aggiungendo dei baffi sul volto della donna nella versione di Duchamp e con lanciarazzi in spalla nella versione “mujaheddin” dello street artist Bansky.

La “mia” Monna Lisa, stanca di posare per molti secoli dinanzi a milioni di obiettivi fotografici e sofferente di insonnia, decide di prendersi una pausa di riflessione.

Opera “Insomnia” di Cristina Stifanic

Insomnia

2. Visione e obiettivo

Notte Stellata è un dipinto ad olio su tela (92×73 cm) realizzato nel giugno del 1889 dal pittore Vincent Van Gogh. È conservato al Museum of Modern Art di New York e rappresenta una veduta notturna in cui il piccolo villaggio di Saint-Rémy-de-Provence vibra sotto un cielo stellato. L’artista fa esplicito riferimento all’opera “Notte Stellata” in una lettera: « […] Questa mattina dalla mia finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere del Sole, e non c’era che la stella del mattino, che sembrava molto grande . […] »

E’ probabilmente il dipinto più famoso di Vincent van Gogh e diversamente da molte altre sue opere, “Notte Stellata” fu dipinta a memoria e non en plein air come egli era solito fare. Solo lavorando con la memoria e con il ricordo si può raggiungere un buon livello di astrazione ed impregnare le opere di un vero significato che va oltre la realtà.

Notte Stellata

L’opera fu realizzata in seguito ad un esaurimento nervoso che lo portò ad essere internato presso il sanatorio della cittadina francese nel sud della Francia. L’artista, liberatosi dalle convenzioni impressionistiche dell’epoca, trova un suo stile personale, creando attraverso l’esasperazione del ritmo delle linee una corrispondenza tra interiorità e natura. La materia grumosa piena di luci e la vibrante energia trasmettono al dipinto un’atmosfera drammatica al cui centro risiede il pianeta Venere.

Van Gogh raffigura il pianeta in modo più luminoso rispetto alle altre 10 stelle, che occupano la volta celeste, poiché Venere raggiunge la sua massima brillantezza poco prima dell’alba o poco dopo il tramonto. Per  questa ragione il pianeta è spesso chiamato la “Stella del Mattino” o la “Stella della Sera”. Le pennellate insistono sui contorni delle stelle, dilatandole a dismisura.

Tra i vortici del cielo notturno e dei cipressi, solo gli astri si presentano come punti fermi e, dunque, come elementi attorno ai quali possono gravitare il colore ed il pensiero.

Due secoli dopo, in una notte di giugno, ho dipinto la “mia” notte stellata.

Opera “Starry Night” di Cristina Stifanic

Starry Night

3. Coraggio

Guernica è il titolo di un noto dipinto olio su tela (349×776 cm) di Pablo Picasso, realizzato nel 1937 durante la guerra civile spagnola e dopo il bombardamento aereo ad opera dell’aviazione tedesca della città basca. Il quadro è conservato presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia a Madrid.

Guernica in qualche modo divenne una città simbolo delle atrocità della guerra poiché quello era il giorno di mercato e di conseguenza dalle campagne vicine affluivano tante persone e questo ovviamente aumentò notevolmente il numero di vittime tra la popolazione.

Venuto a conoscenza dell’episodio, Picasso volle esprimere tutta la sua rabbia e far conoscere, con un’opera al mondo intero, le atrocità che avvenivano nel suo paese. L’artista spagnolo esprime in Guernica la sua opposizione ai regimi totalitari che si diffusero in Europa nel corso del XX secolo ed il suo genio indiscusso sta nell’aver creato, pur facendo riferimento ad un fatto storico ben preciso, un capolavoro che parla un linguaggio valido in ogni tempo e in ogni luogo.

Guernica

È il primo, deciso e coraggioso intervento della cultura nella lotta politica. Per mano di Picasso la cultura democratica risponde alle atrocità di una guerra civile creando un capolavoro. Da quel momento, Picasso ed altri intellettuali eserciteranno una forte pressione sui governi democratici per indurli a difendere la democrazia.

La scelta di eliminare il colore ed usare la gamma limitata di toni grigi, neri  e bianchi rappresenta simbolicamente la rottura del rapporto dell’uomo col mondo e l’assenza di vita. Le enormi dimensioni dell’opera rinforzano il messaggio che questo quadro voleva trasmettere: essere una sorta di manifesto che “esponesse” al mondo la crudeltà e l’ingiustizia delle guerre.

All’uomo il potere di scegliere da che parte stare. In questo sta la sua forza.

Al tema del coraggio ho dedicato l’opera:

Where the colours turn from grey to gold” di Cristina Stifanic

Where the colours

4. Prospettiva

La Creazione di Adamo è un affresco (280×570 cm) di Michelangelo Buonarroti, databile al 1511 circa e facente parte della decorazione della volta della Cappella Sistina, nei Musei Vaticani a Roma. “La Creazione di Adamo” è una delle immagini più amate dell’arte ed è considerata la massima espressione pittorica di Michelangelo. Giorgio Vasari, nel descrivere la figura di Adamo afferma che “bellezza, atteggiamento e contorni sono di tale qualità che egli sembra appena creato dal Supremo e Primo Creatore e non dal pennello e dal disegno di un semplice mortale”.

Adamo è disteso fiaccamente su un pendio erboso, mentre il Dio Padre, scortato dalla corte angelica, si avvicina alla terra e protende il braccio teso e muscoloso verso Adamo come farebbe un direttore di orchestra. Le loro dita quasi si toccano: quasi, ma non proprio. È questo spazio tra le loro dita a creare la sensazione di una tensione vitale.

La creazione di adamo

Il trasferimento di forza, di energia, trova un punto di contatto, una scintilla, nelle due dita. L’uomo ci appare ancora in un torpore materiale e alla mano abbandonata si contrappone la decisa ed energica mano creatrice. Alle spalle del Michelangelo pittore c’è il talento del Michelangelo scultore nel saper creare il corpo umano nelle sue tre dimensioni. La sfida dell’artista fu quella di intraprendere una nuova strada: rivestire le forme della scultura in pittura ed infondere in esse la forza del pensiero filosofico.

Decise di affrontare da solo la grande impresa dell’affresco che richiese quattro anni, usando la tecnica più difficile perché richiede velocità e rende impossibili i ripensamenti. ll mistero più grande della Sistina è lo stesso Michelangelo, la sua straordinaria capacità d’artista che sfida la prospettiva, la tecnica, i suoi limiti fisici per realizzare un capolavoro nel capolavoro.

Non esistono limiti obiettivi all’espressione artistica, né nel contenuto, né nella forma. L’unica autorità che ho sempre riconosciuto è la voce dell’intimo.” – Yves Klein

Opera “Con il vuoto pieni poteri” di Cristina Stifanic

Con il vuoto

5. Ascolto

L’Ultima Cena è un dipinto parietale a tempera grassa su intonaco (460×880 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 14941498 e conservato nell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. La realizzazione dura quattro anni e si tratta indubbiamente della più famosa rappresentazione dell’Ultima Cena. Leonardo dipinge il momento più drammatico del Vangelo quando Cristo annuncia il tradimento di uno degli apostoli “In verità vi dico uno di voi mi tradirà“.

È una scena agitata attorno alla figura di Gesù, sembra di essere lì nel momento in cui quelle parole riecheggiano nel Refettorio. Un’esplosione di emozioni sui moti dell’animo, più pacati verso gli estremi della tavola poiché per le leggi acustiche “Il più vicino meglio intende il più lontano manco ode”.

L'ultima cena

Nel suo Trattato della Pittura, Leonardo, scrive che il bravo pittore deve saper rappresentare non solo l’aspetto esteriore dell’uomo ma anche i suoi pensieri, le sue emozioni. Leonardo si concentra sulla reazione che le parole di Gesù provocano sugli Apostoli. Soltanto il genio di Da Vinci poteva concepire la figura di un Cristo in una dimensione interiore e potente, pensoso e pensante, che riflette su ciò che sta per succedere.

Solo due figure reagiscono in modo sereno, spiritualmente superiore, alla situazione: Gesù, che annuncia il tradimento e Giovanni; tutti gli altri, reagiscono violentemente, indignati o nel terrore, forse, che il nome del traditore possa essere il loro. I chiaroscuri sono perduti oramai da secoli, una Verità di immagine e materia aggredita dal tempo e dagli uomini che tuttavia il dipinto mostra ancora così splendente per chi vi volge lo sguardo.

Altri moti dell’animo, quelli della “primavera araba” di qualche tempo fa, hanno ispirato sul tema dell’ascolto l’opera: “Listening to the wind of change” di Cristina Stifanic.

Listening

Biografia Cristina Stifanic

Cristina Stifanic

L’artista, croata di origine ma di nazionalità italiana, ha esposto di recente presso “Black Pearl collections” Gallery a Londra, la “Cross Art” Gallery di Berlino, il Museo di arte contemporanea di Caserta (MAC3), la Galleria civica di Bolzano, Banca Intesa SanPaolo a Milano, il Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine Animata a Milano, Il Museo del Manifesto Cinematografico di Milano, il Museo del Brolo a Mogliano Veneto, il Palazzo delle Arti (PAN) di Napoli, presso lo studio di Lucio Fontana e le Ambasciate e gli Istituti di Cultura italiana (Bruxelles, Luxemburg, Calcutta, New Dehli, Mumbai).

Le sue opere sono inoltre presenti presso le collezioni d’arte di prestigiose fondazioni e privati. Due case editrici le hanno dedicato due monografie sulla sua ultima serie di dipinti: “Diabolik Pop Ikon” edito da Vanilla Edizioni e da ADM. Nel 2012, ha prodotto una serie di cartoline artistiche in vendita presso i bookshop della Biennale di Venezia, di Palazzo Grassi e Punta della Dogana.

Laureata in Scienze dell’Informazione a Milano, opera nel settore della consulenza e della formazione da oltre 15 anni e collabora con aziende italiane e multinazionali leader di settore.